Ciclo di canzoni

Un ciclo di canzoni (Liederkreis o Liederzyklus) è un gruppo, o ciclo, di canzoni che, sebbene indipendenti l'una dall'altra e finite, sono pensate per essere eseguite in sequenza, formando di fatto un insieme ben definito.[1]

Tali brani possono essere sia per voce solista o un ensemble, o raramente una combinazione di pezzi solisti mescolate con quelli corali.[2] Un ciclo minimo può essere composto da due composizioni (in inglese "dyad-cycles"), mentre uno massimo ne può avere trenta o più.[1] Il termine "ciclo di canzoni" non è entrato in lessicografia fino al 1865, nell'edizione di Arrey von Dommer del Koch's Musikalisches Lexikon, sebbene se ne rintraccino esempi di questa pratica musicale molto prima.[1] Uno di questi è il Cantigas de amigo del giocoliere Martín Codax, vissuto nel XIII secolo.[3]

Spesso è difficile distinguere un ciclo di canzoni da una semplice raccolta di pezzi, data la reciproca similitudine. Tuttavia, se le composizioni sono accomunate da una certa coerenza, allora si può tranquillamente parlare del primo caso: coerenza che può derivare o dal testo (che può essere un singolo poema, una trama, un tema centrale o un argomento trattato come l'amore o la natura, uno stato d'animo unificante, una forma poetica o di genere, come in un ciclo di sonetti o di ballate) o dall'architettura musicale (schemi tonali, motivi, passaggi o strutture formali ricorrenti). É sufficiente che o una o l'altra caratterizzino una collezione di canzoni per poter parlare di ciclo (sebbene possano presentarsi entrambi i casi insieme).[1] A causa di queste molte varianti, il ciclo «resiste alla definizione» [4] e pertanto la coerenza all'interno deve essere esaminata nei suoi «singoli casi».[4]

  1. ^ a b c d Susan Youens, Grove online
  2. ^ Un esempio è il ciclo di Schubert Dama del Lago, contenente la nota Ellens dritter Gesang
  3. ^ Ferreira.
  4. ^ a b (EN) Daverio, Chapter 9, "The Song Cycle: Journeys Through a Romantic Landscape", German Lieder in the Nineteenth Century, ed. Rufus Hallmark, p. 366

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